Un secchio d’acqua per estinguere l’incendio
Dal sito “www.archiportale.com” apprendiamo quanto segue:
“05/07/2010 – Sono dello studio napoletano corvino+multari tre grandi progetti destinati a trasformare il volto di Ponticelli, quartiere degradato nella periferia orientale di Napoli.
Nascerà qui infatti il Palaponticelli, il più grande Palaeventi d’Italia, una Casa della Musica, della Cultura e degli Spettacoli. L’area oggetto di intervento ricade in zona F, sottozona Fe (strutture pubbliche e/o di uso pubblico e collettivo), e prevede la realizzazione di una struttura dalla capienza massima di circa 11.000 unità. Un’opera di interesse pubblico, realizzata con investimenti interamente privati, che colmerà la lacuna di “location” al coperto per concerti ed altri eventi nel Sud Italia, consentendo di inserire la città nei più significativi circuiti internazionali.
Le funzioni annesse, quali attrezzature di quartiere per circa 5.000 mq, spazi espositivi, luoghi per l’apprendimento e la diffusione della musica, del teatro e della danza, si integrano a funzioni di ristoro e a gallerie commerciali consentendo di far vivere di giorno e di notte l’intero insediamento.
L’altro progetto riguarda il Piano Urbanistico Attuativo dell’area ex Breglia, progetto attuativo della pianificazione strategica operata dal Comune di Napoli con il PRG, nel quale i promotori locali e significativamente la IDIS srl sono riusciti a coinvolgere multinazionali del calibro del gruppo Decathlon, che realizzerà il più grande negozio d’Italia (circa 7000 mq), del gruppo Accor, che realizzerà un hotel del marchio All Seasons di 150 camere, e a mettere a sistema queste iniziative con la Cittàdel libro dell’informazione e della Comunicazione, che realizzerà un insediamento di filiera nel settore editoriale e dei servizi. Tali funzioni si integrano a funzioni produttive, ricettive e residenziali consentendo di far vivere di giorno e di notte l’intero insediamento la cui area di intervento si estende per circa 60.000 mq.
Una vasta area ai confini con Cercola sta, invece, per diventare una dei più significativi Parchi Urbani della città e della sua area metropolitana su una superficie di circa 150.000 mq, dotato di poche ma significative attrezzature e servizi per il commercio e il tempo libero. Edifici su pilotis permetteranno una contiguità e continuità fisica e visiva del progetto di suolo e una facilitata utilizzazione ciclopedonale. Un luogo “poroso”, permeabile in cui spazi verdi per lo sport e il tempo libero sono l’occasione di una nuova vivibilità del quartiere e dell’intera città. Un luogo aperto in cui favorire ed integrare l’attività sportiva all’aperto spontaneamente già in essere nelle aree limitrofe con la pratica quotidiana del footing e dell’esercizio in bicicletta. Un’opera convenzionata con la Pubblica Amministrazione per regolare le condizioni di utilizzo dell’area per la collettività.
Tutti i cantieri dovrebbero essere avviati entro il 2011.”
Ora, tralasciando il rituale condizionale sulla data d’inizio lavori, vien da chiedersi:
1) Chi paga?
2) A quanto ammonta il “danno”?
3) Davvero si tratta di reali necessità o siamo per l’ennesima volta al cospetto dei cosiddetti “bisogni indotti”?
Proviamo ad azzardare, per quanto è possibile, le ragionevoli soluzioni agli interrogativi di cui sopra:
1) Per il discorso Palaponticelli, si fa menzione di fantomatici “investimenti interamente privati”, di cui si ignora, però, e la provenienza e la portata. In quanto agli ulteriori due progetti, invece, si brancola nel buio più pesto.
2) Vedi 1), ovvero non si ha la benché minima idea di quanto denaro sia stato/sarà investito nell’affare.
3) La questione più delicata ma forse la meno complessa: si dà il caso, come argutamente notato nell’articolo, che ci avvenga di star parlando di un bel “quartiere degradato nella periferia orientale di Napoli” (Ponticelli). Ecco, se è lecito, che se ne fa di un albergo “All Seasons” di 150 camere chi non ha neanche le risorse necessarie per arrivare indenne alla terza settimana? Be’, chissà, magari potrebbe far finta di essere in campeggio…
E’ parecchio tempo che manco da quelle parti ma mi ricordo che già quando ci sono nato, nel 1969, c’era un grosso cono di colore violaceo che faceva capolino da dietro una montagna verde con una grossa lingua grigia che scendeva fin giù a valle. Mi pare si chiamase Vesuvio e che rappresentasse il primo, grande, essenziale e vero problema.
C’è ancora, Pasquale, te lo posso assicurare. Il fatto è che ci viene continuamente detto che è tutto ok, che non esiste un reale pericolo. Speriamo solo di non fare la fine degli amici aquilani…